Mauro Montacchiesi

Omaggio all'Artista Giulio Sbrana

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Il presente saggio breve rappresenta una visione, un punto di vista strettamente personale dell'autore riguardo all'Artista Giulio Sbrana.

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L'opera si compone di quattro parti:

01) Dinamica psicologica di Giulio Sbrana

02) Perché il cavallo

03) Breve nota critica

04) Paralipomeni

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01) Dinamica psicologica di Giulio Sbrana

 

L'Artista torrelaghese è di temperamento un po' selenico, volubile. E' tanto intrigante quanto imprendibile. E' il poliedrico per antonomasia, poiché è centripetato da tutto ciò che lo circonda e sempre grande, in lui, è il desiderio di conoscere inusitati, alieni universi. Questo fa si, nondimeno, che difficilmente indugi a lungo su un unico interesse. A causa di ciò, talora, può sembrare un po' futile, ma così non è. Talora si complica la vita, obliando le coordinate del tempo, vale a dire che le 24 ore di un giorno non gli sono sufficienti per affrontare egregiamente tutto ciò che egli vorrebbe. Giulio è affabile e, al momento opportuno, sa essere particolarmente suadente. Nel suo cuore non trova ostello la vendetta. Giulio è Uomo, è Artista di grande fierezza e dignità. Volendolo comparare ad una gemma, la scelta migliore è il topazio, emblema di originalità e di nobiltà d'animo. Volendolo comparare ad un fiore, la scelta migliore è il garofano, fiore sacro a Zeus, chiamato "Dianthus" dai Romani, "Fiore di Dio", al cui occhio nulla può sfuggire. Ed infatti Giulio è un acuto, penetrante osservatore. Giulio è irrequieto, ipercurioso ed eclettico Artista. Eccelle magistralmente nelle Arti Plastiche, nelle Arti Figurative, nella Poesia. Nondimeno non radicalizza, ovvero non sviluppa totalmente una singola Arte. Questo significa che, se da un lato è estremamente versatile, dall'altro non si vale ad esaltare una singola Arte al massimo delle sue effettive potenzialità. La sua intelligenza è elastica e lucida, energica e percettiva, sottile e veloce, ma la sua ingenita insofferenza gli inibisce, talora, di approdare a taluni traguardi cognitivi ai quali ambisce. Giulio dovrebbe stare all'aria aperta ed eseguire attività, soprattutto quelle artistiche, "en plein air"! Ed in effetti, soprattuto nelle Arti Iconiche, egli veicola, in maniera diretta, i soggetti sui quali si focalizza: l'universo panico, ovvero un sentimento della natura intesa come forza creatrice e vitale. E' il suo modo di narrare, iconicamente e cromaticamente, la realtà patente, senza interposizioni, avventurando il ciuffo del suo magico pennello in una catabasi, fino ad intingerlo nel cuore profondo della natura, fino a focalizzarne la quintessenza, al punto che le sue opere ne riemergono in illibata anabasi, promanando un quid di sublime suggestione. Per lui istanze inderogabili sono autonomia e realizzazione personale. Giulio ha un'incredibile forza d'animo, oltre ad un'intelligenza pronta e sa usare il cuore, vale a dire che resta emotivamente coinvolto dalle vicende della vita, ghermendone non soltanto le dinamiche meramente razionali, ma anche quelle sensibili. Una delle sue peculiarità di rilievo è l'infinito amore per la vita stessa ed il desiderio di libarla a fondo. Ottimismo e fascino catalizzano verso di lui affetto e simpatia. Il Torrelaghese ha una grande ars inveniendi, ovvero un grande estro creativo. Ha vigore e determinazione nel temperamento, un'energia vitale bilanciata e possente, un'osmosi di personalità cosciente e di istintualità. La sua sensibilità è inconfutabile, è ansioso, talora imprevedibile, con un istinto che lo spinge verso la libertà dalle regole e dalle forme, verso la negazione del pregiudizio. Vive molto profondamete i propri sentimenti e li sottopone ad una vibrante carica emozionale che, nondimeno, di rado lascia trapelare. Giulio sa benissimo che nella vita è inderogabile la sinergia con altre persone, onde poter raggiungere traguardi proficui ed estensibili nel tempo.

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02) Perché il cavallo

Il cavallo è archetipo delle trame inconsce della psiche, dell’istintività incoercibile, del vigore esistenziale. Il cavallo è fierezza, dignità, accompagnatore, guida o contenitore dell’anima. Il cavallo è temperamento intrepido, vigoroso e sagace. E' vigore istintuale e faro della coscienza. Il cavallo simboleggia un grande desiderio di libertà che, verosimilmente, viene puntualmente infranto. Il cavallo è l'archetipo topico dell'impulso biologico correlato all'universo inconscio, che avverte inderogabile istanza di individuare il proprio percorso per mezzo della luce della propria coscienza. Nei dipinti di Sbrana il cavallo bianco sembra prevalere su quello scuro. Il cavallo bianco è l'istinto gestito e canalizzato, che si protrae verso la trascendenza dalle pulsioni organiche, ammantato da un'energia mistica, da un desiderio, da una ricerca di sublimazione con rischio, nondimeno, di un distacco dalla realtà e da un equilibrato e sano materialismo. Il cavallo nero riguarda l'inconscio, i contenuti istintuali soffocati, le passioni non contenibili, ma comunque represse. Uno dei dipinti di Sbrana, un ensemble di cavalli scalpitanti, è icona di un esuberante vigore fisico che, verosimilmente, ha necessità di venire veicolato e di esaltarsi in una Gestalt creativa. I cavalli che si innervosiscono significano ansia ed emotività parossistiche, nonché l'incertezza nell'amministrare le proprie emozioni. Un altro dipinto dell'Artista Torrelaghese, la sinapsi uomo-cavallo, è accezione di ricerca di razionalità ed ordine, in omeostasi con le pulsioni istintive. Le varie tipologie di cavalli che peculiarizzano i dipinti di Giulio Sbrana, possono, archetipicamente, simboleggiare diversi momenti anagrafici di una personalità in continua evoluzione, alla ricerca, nondimeno, di una ancor non del tutto perfetta simmetria ontologica dell'Artista stesso.

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03) Breve nota critica

 

Sbrana raffigura i cavalli in tutto il loro splendore e senso dinamico. Sembra quasi di avvertire il frastuono degli zoccoli che sovrastano e smorzano i riverberi dei pensieri dell'umano, quotidiano divenire. Magistrale è l'esaltazione iconico-cromatica dei soggetti. Un Artista schietto e vibrante come Sbrana ha ben appreso e metabolizzato la coscienza della vis evocativa, permeata di una soggettiva, intensa creatività, riconducibile ad una allegoresi iconica, ovvero ad una procedura interpretativa, vergente a rivelare l'accezione profonda dello stesso messaggio iconico. I dipinti di Sbrana sembrano trasudare un grande vigore effusivo, un'incoercibile vitalità, un'euritmica melodia di galoppi e nitriti, un glamour fantastico di entità scalpitanti. La raccolta "ippica" di Sbrana è pregna di corse e rincorse, allegorie di un incessante divenire, a significare la vita, il continuum di un perpetuum mobile, in uno swing di tonaltà chiare e di tonalità scure, quasi a voler indicare un transfert di istanze animiche degli impalpabili arcani dell'Es. Verosimilmente v'è, in tutto ciò, un appello iconico al conforto, al sostegno per il proprio cuore, che sembra voler postulare amore, poesia, slancio verso la passione, incoercibile desiderio di libertà. La quintessenza del messaggio pittorico di Sbrana si palesa in un linguaggio iconico di seducente magnetismo visivo. Il pittore, nelle sue tele, risalta immagini equine fino a sublimarne l'estetica, fino ad intimizzare la relazione semiotico-cromatica che, con impetuoso vigore emozionale, risale dalle latebre del più profondo Es. Non v'è dubbio che l'iter evolutivo-pittorico di Sbrana sia serratamente relato alle sue fasi esistenziali, alle sue chimere, al suo desiderio di staccarsi, seppur effimeramente, dalla prosa, al suo desiderio di continuare il suo percorso di Uomo e di Artista, fino a lasciarsi andare ad una sorta di misticismo artistico-esistenziale che si fonda nella forza della natura, identificabile, per traslato, con il cavallo. La sua ars inveniendi si trasforma quindi in veicolo di emozioni, reificate nella magistrale offerta cromatica, fino ad affascinare l'osservatore. I suoi cavalli sono un perpetuum mobile che avvolge e sbalordisce chi li guarda, anche in virtù dei vibranti tratti iconico-cromatici. Le psichedelie possono produrre emozioni e le emozioni possono produrre psichedelie che, spesso, si traducono in Arte Superlativa, che ciascun Artista reifica giusta i propri simboli.

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04) Paralipomeni

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Partendo dal relativismo dell'assunto che l'Arte è ciò che trasmette, in molti dei suoi dipinti, Sbrana sembra talora sdoppiarsi, sembra talora ricalcare lo "Style à tache" di un impressionista solitario. Sbrana da l'impressione di dipingere a "taches de couleur", come se ogni "trait de pinceau" fosse la tessera di un mosaico che, nondimeno impercettibilmente, si compone in un superlativo ed omogeneo afflato iconico. Ogni sua pennellata è ricca ed applicata con intensità. Per Giulio è inderogabile 'temperare', id est dipingere evitando di dar luogo a troppo icastiche asimmetrie cromatiche, ricorrendo a tutte le tonalità di un medesimo range, così da approdare ad una sublime euritmia scenica. Tuttavia, Sbrana, per quel che concerne i suoi paesaggi, sembra collocabile tra i "peintre d'atelier", piuttosto che tra i "peintre en plein air". Invero, i primi suolevano realizzare delle bozze "en plein air", che poi rielaboravano nei propri atelier dove la luce, ovviamente, era dissimile e dove le cromie si rivelavano più fioche, in antitesi alle più cospicue luminosità e naturalezza del "plein air". Seppur catturando sulla tela l'impressione estemporanea che la natura o i paesaggi gli veicolano, Sbrana si vale a superare questo concetto, trascendendo la percezione del momento ed immortalando l'aspetto diuturno della natura e dei paesaggi, nelle loro strutture che non conoscono il tempo. I suoi paesaggi sembrano intrisi di una ieraticità silenziosa, verosimilmente imprescindibile per l'Artista, onde potersi astrarre dalla propria realtà, onde poter volare, con la mente, lontano! Alcune scene sembrano "sospese", come i voli di uccelli, come se la vita in quel momento si fosse transitoriamente arrestata, a cagione di un'intima istanza di pace, di riflessione, di tregua, prima di ripartire per il quotidiano. Osservati da vicino, i dipinti di Sbrana profondono lautamente tutto il glamour delle sue pennellate, nell'apoteosi di un' Arte serena, paradossalmente portato di un'anima inquieta!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Published on e-Stories.org on 12/16/2013.

 
 

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